La Settimana Santa di Caltanissetta è un evento tradizionale che si ripete da secoli durante la settimana che precede la Pasqua nel centro storico di Caltanissetta.
Essa si compone di varie manifestazioni religiose che si concatenano l’un l’altra, dalla Domenica delle Palme alla Domenica di Pasqua.
L’avvenimento, che attira ogni anno in città migliaia di turisti, per l’importanza e la tradizione che porta con sé, è gemellato con la Settimana Santa di Siviglia, in Spagna.
Non si può dire di aver conosciuto la Sicilia se non si partecipa almeno una volta ai suggestivi riti della Settimana Santa che vengono celebrati in varie zone dell’Isola.
A Caltanissetta tutta la Settimana viene vissuta con una intensità particolare, scandendo ogni giorno con un momento di partecipazione corale alle processioni religiose.
Domenica 14 Aprile – Processione Gesù Nazareno
La processione di Gesù Nazareno affonda le sue radici verso la fine del 1800, anche se le origini, seppure sotto altra forma di processione risalgono a circa 400 anni fa.
In quel periodo presso la Chiesa del Collegio (S. Agata) di Caltanissetta utilizzata dai Gesuiti, si istituirono quattro congregazioni religiose: Sant’Ignazio, Purifricazione di Maria Santissima detta anche della Candelora, San Luigi e della Santa Vergine Bambina detta del popolo. Sarà proprio quest’ultima a dare, in seguito avvio alla processione della Domenica delle Palme.
Nella processione di Gesù Nazareno il simulacro è posto su una barca interamente ricoperta di fiori ricordando l’ingresso di Gesù a Gerusalemme.
Il Lunedì 15 e Martedì 16 Aprile – L’ultima Cena e La Scinnenza
Il Lunedì e il Martedì precedenti la Pasqua si svolgono nelle vie cittadine le rappresentazioni sacre dell’Ultima Cena e della Passione di Gesù, chiamata in dialetto Scinnenza.
L’ingresso a Gerusalemme e l’Ultima Cena, Gesù è accompagnato dai suoi Discepoli e da una folla festante arriva a Gerusalemme. In una scenografia naturale di silenzio e contemplazione che solo la nostra Cattedrale può regalare, Gesù si appresta a consumare l’ultima cena di Pasqua della sua vita terrena, gli attori rivivono i momenti e i simboli di un Seder ebraico. I bambini e gli apostoli, canteranno una Haggadah di Pasqua, mentre Giuda in un avvincente monologo spiega le ragioni del suo tradimento.
Durante la Via Crucis e la Scinnenza, Gesù con la pesante croce si avvia al luogo della crocifissione. Durante il suo percorso incontrerà le pie donne, la Madre, il Cireneo.
Sulla gradinata A. Lopiano invece, la scena della crocifissione, la sua deposizione e la pietà della Madonna rappresentano il momento più triste del dramma.
Mercoledì 17 Aprile – Processione Real Maestranza
La processione è caratterizzata da momenti diversi. In un primo momento il capitano riceve dal sindaco le chiavi della città. È un gesto simbolico, introdotto alla fine del secolo scorso per ricordare il potere che il capitano godeva nei secoli passati. Poi tutti gli uomini della maestranza si recano presso l’atrio dell’ex collegio dei gesuiti, oggi Biblioteca Scarabelli, dove il capitano prende in consegna un Crocifisso velato di nero e con esso si avvia in forma solenne verso la Cattedrale, seguito dalle dieci corporazioni in schieramento militare.
Tutti gli uomini hanno guanti, calze e cravattini neri; le bandiere sono abbrunate e sono chinate verso terra; i ceri sono adorni di nastri neri; i tamburi segnano il passo.
La processione ha un carattere fortemente penitenziale. Giunti all’interno della Cattedrale tutti i segni di lutto vengono tolti, svelato il Crocifisso, cambiati i cravattini e i guanti, sciolte le bandiere e tolti tutti i nastri neri. Il Capitano si cambia anche le calze al ginocchio e indossa le calze bianche.
A mezzogiorno dalla Cattedrale esce la nuova processione: il vescovo porta l’ostensorio con il Santissimo Sacramento, tutte le bandiere sventolano alte e le campane suonano a stormo.
È l’annunzio della Pasqua vicina.
Mercoledì 17 Aprile – Le Varicedde
Il Mercoledì Santo, sull’imbrunire, le vie del centro sono percorse dalla processione delle Varicedde, i Piccoli Gruppi Sacri.
Sin dalla fine dell’Ottocento gruppi di ragazzi – i carusi delle miniere, gli apprendisti di bottega, i figli degli artigiani, gli studenti – diedero vita ad un corteo di piccoli gruppi che riproducevano in forma ridotta le Vare del Giovedì santo.
Le varicedde oggi sono 19 e rappresentano i momenti più significativi della passione di Cristo.
Non sono e non si devono considerare una copia piccola delle grandi Vare del Giovedì Santo: alcune infatti hanno la stessa iconografia e riproducono le stesse scene, ma molte altre sono autonome e non trovano riscontro nelle Vare.
Inoltre esiste intorno a questi Piccoli Gruppi una devozione e un attaccamento particolare di molti nisseni, non più solo dei ragazzi, ma di gruppi e di famiglie intere che sono orgogliosi di seguire la propria varicedda, adornarla di fiori, illuminarla e curarla.
Giovedì 18 Aprile – Le Vare
Al tramonto del Giovedì le “vare” si ritrovano nella piazza centrale accompagnate da varie bande musicali provenienti da tutta la Sicilia, dopo essere state addobbate con fiori e frutti, segno di devozione delle corporazioni che le custodiscono.
La processione interessa tutte le vie del centro storico fino a notte inoltrata, quando cioè i gruppi sacri si ritrovano nuovamente in Piazza Garibaldi per dare poi l’ultima emozione ai fedeli cittadini con la “Spartenza”, la separazione delle “vare” per le vie della Città scomparendo nel silenzio che accompagna i devoti al lutto del Venerdì Santo.
Venerdì 19 Aprile – Cristo nero
La sera del Venerdì Santo a Caltanissetta è giorno di lutto e di silenzio.
Dal Signore della Città , un’antica chiesetta posta nel quartiere popolare di San Francesco, viene portato in processione un Crocifisso ligneo, probabilmente quattrocentesco, oggetto di venerazione e di culto da parte di tutta la cittadinanza, chiamato Cristo Nero, per il suo colore scuro.
I fogliamari, coloro che principalmente hanno curato questa devozione, indossano una tunica viola e sono tutti a piedi scalzi in segno di penitenza, ma oggi appartengono a tutti gli strati sociali. Essi portano a spalla il tronetto di legno dorato a forma di corona in cui il Cristo Nero viene posto, mentre altri intonano le ladate, lamentazioni in arcaico dialetto siciliano, in cui una prima vuci si alterna ad una secunda vuci e ad un coro che mantiene una sola nota. Altri ancora portano cuscini di fiori da cui sale l’incenso.
Alla processione partecipa tutta la maestranza in abiti di lutto, con il suo capitano, il vescovo con tutto il clero, tutte le suore, i monaci, le confraternite, le congregazioni religiose, e il Cristo nero è seguito da una gran folla di persone, per la maggior parte a piedi scalzi per sciogliere un voto o per chiedere una grazia.
E dappertutto dove la processione passa risuona il grido: “viva la Misericordia di Diu”.
Domenica 21 Aprile – Il Corteo della Via Dolorosa e la Resurrezione
Il mondo è a lutto, l’intera città piange la morte di Cristo che viene deposto nel suo sepolcro. Questa volta è la Madonna ad essere tentata ma la sua fede in Gesù le darà la possibilità di fugare ogni dubbio. Ma la sfolgorante luce della Resurrezione già si prepara e a breve le donne, la Maddalena e Maria vedranno il proprio Maestro risorto in carne ed ossa. La vita ha veramente sconfitto la morte.
La Domenica di Pasqua chiude l’intensa settimana nissena. Il Capitano della Maestranza con tutte le categorie con le bandiere spiegate al vento si reca presso il vescovado e fa da scorta d’onore al Vescovo che a piedi si reca in Cattedrale per il pontificale solenne.
Alla fine della cerimonia liturgica il Capitano restituisce le chiavi della città al Sindaco.