Il mandarino siciliano? Il più amato in Europa, per dolcezza e profumi i dati statistici parlano chiaro. Sebbene la Spagna ci superi per produzione, i mandarini siciliani sono i più ricercati.
Cleopatra e Avana sono le varietà più diffuse. E poi i Tardivi di Ciaculli, tipicamente nostrani, il cui nome deriva per l’appunto dalla omonima frazione palermitana, dove è stato scoperto, dall’«eccezionale peculiarità di gusto e dal periodo di maturazione posticipata rispetto a quello degli altri mandarini.
Nell’ annata 2018, i dati mostrano più di 5 mila ettari in Sicilia per una produzione di oltre 610 mila quintali. Quello che fa paura, è la tendenza a modificare il frutto originario per soddisfare i palati più moderni e di cui quello «senza semi» pare essere il più in auge a scapito della tradizione. Negli ultimi anni, sebbene la Spagna abbia fatto grandi investimenti sulle cultivar affinché il frutto fosse perfetto nella forma e sembrasse più appetibile, di fatto in questione di gusto è migliore il nostro.
La scarsa informazione, però, porta a una ingiusta considerazione di questo prodotto semplicemente eccellente: il gusto più accentuato, più netto e determinato, gli conferisce unicità e peculiarità, nonché un aroma inconfondibile. Frutto leggermente più piccolino ma notevolmente succoso, il mandarino siciliano è il più versatile. Nascono, così, gelatine deliziose, caramelle morbide e canditi, senza perdere profumo e proprietà. Dalla pasticceria alla spremuta, passando per il salato.
Mai stucchevole, il mandarino siciliano usato in questo modo potrebbe evitare l’uso di zuccheri raffinati perché conferisce dolcezza naturale, ottimo per i grandi ma anche per i piccini, che si avvicinerebbero così alla frutta. Bisogna stare accorti a modificare le cultivar, reimpiantando o reinnestando su migliaia di ettari quelle più apprezzate dai mercati. Ma attenzione: non sempre i più belli sono i più buoni. Purtroppo l’agroalimentare soffre il fascino del “più”. Invece bisogna concentrarsi sulla qualità.
I produttori nello stesso tempo fanno i conti con la crisi e con un mercato sempre più in calo. E poco importa se la differenza la fanno la gradevolezza del gusto, la succosità e la carnosità, elementi distintivi dei prodotti della nostra isola. Oggi si cerca il prodotto perfetto, bello, lucido, colorato. Indipendentemente dalla provenienza e dal sapore. Purtroppo il mandarino sta soffrendo, non solo economicamente ma anche dal punto di vista concorrenziale, in tutte le parti del mondo. In Sicilia ci sono costi alti per i troppi passaggi, superando le spese di gestione. I produttori così lamentano le spese elevate e i mercati generali che non remunerano per come dovrebbero un frutto semplicemente meraviglioso.
Il prodotto estero costa meno e dura di più, soprattutto perché bloccano la maturazione e usano pesticidi, ma la qualità è decisamente inferiore rispetto al nostro. Il mandarino siciliano, infatti, si deteriora prima perché è più naturale, con conseguente eccellenza. Vincono i mandarini senza semi, purtroppo.
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